Nei dintorni di Cerreto Sannita, i fenomeni carsici di erosione hanno portato alla formazione di strutture calcaree di particolare bellezza, fra cui la superba Morgia Sant’Angelo detta anche la “Leonessa”, per la somiglianza al maestoso felino che fa da guardiano alla sua gente. 
Sede di un insediamento umano fin dalla Preistoria, fu adibita a luogo di culto intorno al 700 d.C da popolazioni longobarde, che dedicarono la grotta a San Michele Arcangelo. Il culto rimase vivo anche dopo la fine della dominazione longobarda e nel 1524 vi fu sepolto il vescovo di Telese mons. Biagio Caropipe. La grotta fu successivamente utilizzata anche a scopi profani, quale ricovero delle greggi, e si scelse di trasferire le spoglie del vescovo nella Cattedrale di Cerreto Sannita.
Il territorio circostante la morgia fu abitato sin dalla preistoria come testimoniano i risultati di alcuni scavi archeologici realizzati alla fine del XIX secolo. In un primo scavo (1882) fu rinvenuto un sarcofago costituito da lastroni di tufo grigio al cui interno c'erano una lancia in bronzo, dei pezzi di legno bruciato, dei frammenti di ossa, un'ascia, delle punte di lance e un vaso cinerario posto ad un angolo del sarcofago. In un successivo scavo condotto dall'antropologo Abele de Blasio nel 1896 furono trovate: una punta di lancia silicea di colore chiaro; un raschiatoio; dei frammenti di ossa di Bos taurus, di Ovis aries e di Sus scrofa; dei frammenti di cocci lavorati a mano ma scarsamente cotti. Furono scoperti anche i resti di un forno arcaico a conferma della tesi che l'uomo neolitico sapeva preparare, manipolare e cuocere l'argilla.
L'importanza strategica del sito, l'ampio panorama che spazia nelle vallate sottostanti, la presenza di numerosi fonti d'acqua e il ricovero offerto dalla grotta in caso di intemperie, furono i motivi che spinsero i sanniti ad utilizzare la leonessa come importante punto di avvistamento a difesa dei loro territori.
Intorno al 700 d.C. i longobardi trasformarono la grotta in una cappella dedicata a San Michele Arcangelo. Secondo una tesi, la grotta della leonessa «dovette all'origine costituire un polo di aggregazione rituale, incentrato sul culto micaelico dopo l'opera antidolatrica svolta dai vescovi di Benevento Barbato, e di Capua Decoro». Altre cappelle-grotte dedicate all'Arcangelo furono fondate nei vicini centri di Guardia Sanframondi, Faicchio e Gioia Sannitica.
Con la fine della dominazione longobarda il culto di San Michele continuò ad essere vivo come testimonia un documento del 1493 nel quale si legge che la chiesa era servita da monaci e preti. Nel 1524 vi fu sepolto il vescovo di Telese mons. Biagio Caropipe. La grotta era custodita da un eremita che abitava in una casetta a lui destinata. Nel 1783 il sepolcro di mons. Caropipe venne trasferito nel sacrario della Cattedrale di Cerreto Sannita «per le enormità che si commettono ivi» essendo stata, la grotta, più volte ricovero delle greggi a causa della vicinanza ad un tratturo.
Nel 2000 è stata oggetto di un intervento di riqualificazione a cura della Comunità Montana del Titerno.