Dopo i colori delle ceramiche artistiche di Cerreto Sannita e della vicina San Lorenzello, seguendo il corso del fiume Titerno ci si avvicina a Faicchio, alle falde del Monte Monaco di Gioia, dove, se si ha la fortuna di arrivare di notte, l’incanto del Castello quattrocentesco è uno spettacolo inaspettato; intorno alla rocca si snoda la ragnatela di stradine, scalinate e vicoli in salita e discesa che costituiscono il cuore del centro storico.
Il Castello di Faicchio, denominato nei documenti di investitura feudale Rocca Nova, sorge in posizione strategica al centro del paese, su uno sperone di roccia che domina la valle del Titerno. È proprio la strategia della sua posizione che ha fatto supporre a storici e archeologi che la primigenia costruzione delle sue mura possa risalire ad epoca antichissima, addirittura sannita (VI sec. a.C.). I Longobardi tennero la Rocca di Faicchio posta a protezione del Gastaldato di Telese dal VII al X sec. D.C. La struttura richiama il celebre “fratello maggiore” di Napoli, ossia il Maschio Angioino. I torrioni, infatti, seppure in proporzioni ridotte, poggiano su basi tronco-coniche come quelli del castello partenopeo. In alto sul portone dell’ingresso principale sono ancora visibili dei fori necessari allo scorrimento delle catene del congegno di manovra del ponte levatoio. I sotterranei del castello sono profondi e impraticabili, perché in parte ostruiti, mentre il locale del carcere, un buio antro al pian terreno, è in buono stato consentendo ancora la visione di indecifrabili e antiche iscrizioni con rozze croci, forse testimonianza di poveri prigionieri in catena. Gli arredi originali sono andati dispersi ma gli attuali proprietari hanno allestito con molta cura gli ambienti interni. Attualmente la struttura è disponibile per la realizzazione di incantevoli cerimonie sia nelle sale interne che nel cortile esterno, curando in particolare il servizio e la cucina con piatti tipici del territorio.
A Puglianello il Castello baronale risalente al XV secolo conserva ancora la sua estetica originaria. Vi visse il Barone Francesco Paolella che, a seguito della spopolazione del centro abitato e la soppressione della chiesa parrocchiale nel 1667, si adoperò facendo ripopolare il borgo.
Sulla piazza principale di Amorosi si affacciano il Palazzo del Comune costruito nel dopoguerra, il Palazzo Marchesale, ossia Piscitelli, spesso dimora dei feudatari e il Palazzo Maturi in fase di restauro, che si caratterizza per i particolari stilistici ed architettonici della facciata e per l’annessa pregevole cappella di San Giuseppe.
Comune di Faicchio
Comune di Amorosi
Comune di Puglianello